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ELMETTO DI PROTEZIONE

L’uso dei dispositivi di protezione individuale è subordinato prioritariamente all’attuazione di misure tecniche e/o organizzative tendenzialmente volte alla totale eliminazione dei rischi alla fonte. Solo nel caso in cui non risulti possibile eliminare il rischio, diventa necessario proteggere l’operatore esposto dotandolo di un idoneo DPI.

L’elmetto è un dispositivo di protezione da utilizzare in ambito lavorativo per la protezione del capo.

L’individuazione dell’elmetto idoneo alla situazione di lavoro è di fondamentale importanza. Per ottenere il più elevato grado di accettazione del DPI è essenziale coinvolgere attivamente l’utilizzatore finale in tutte le fasi di selezione.

Il compito del fabbricante è quello di fornire, tramite specifica nota (bugiardino e libretto uso e manutenzione), tutte le informazioni che sono essenziali per permettere all’utilizzatore la scelta del dispositivo più adatto a fornire protezione dal rischio individuale.

Il primo dovere del datore di lavoro è l’esecuzione di specifica valutazione, allo scopo di definire chiaramente la fonte e la natura di tutti i potenziali rischi.

Una volta identificati i rischi, il requisito successivo è considerare e mettere in pratica tutte quelle misure fattibili per l’eliminazione o la riduzione del rischio alla fonte. Gli elmetti di protezione devono essere considerati come ultima misura da intraprendere per proteggere il capo dell’individuo dai rischi sul posto di lavoro. Se il rischio non può essere eliminato o ridotto ad un livello tale da non provocare lesione, il ricorso ad un elemento di protezione è inevitabile ed è necessario avviare la procedura di selezione.

Per prima cosa dobbiamo effettuare un’analisi del rischio per evitare di acquistare un elmetto di protezione che non sia conforme al tipo di attività che dobbiamo svolgere.

Potrebbe infatti non proteggere a sufficienza o essere sovradimensionato rispetto al pericolo da cui ci dobbiamo tutelare.

Per quanto concerne l’elmetto di protezione la prima normativa di riferimento è la EN 397 che recita quanto segue:

“La norma specifica i requisiti fisici e prestazionali, i metodi di prova e i requisiti di marcatura per gli elmetti di protezione per l’industria. I requisiti obbligatori si applicano agli elmetti di uso corrente nell’industria. Gli elmetti di protezione per l’industria sono destinati essenzialmente a proteggere l’utilizzatore da oggetti in caduta e dalle lesioni cerebrali e fratture del cranio che possono derivarne.”

È la norma a cui rispondono la maggior parte dei tipi di elmetto di protezione presenti sul mercato.

I requisiti base sono:

  • Resistenza agli urti: peso di 5 kg rilasciato da un’altezza di 1 mt e forza di impatto circa 49j. Come risultato deve assorbire l’urto trasferendo meno energia possibile alla testa. La forza trasmessa deve essere < 5Kn;
  • Resistenza alla penetrazione: una massa di 3kg appuntita che viene fatta cadere da 1 mt. Non ci deve essere penetrazione;
  • Resistenza alla fiamma dopo un’esposizione di 5 sec.

Per quanto riguarda le caratteristiche, elmetto di protezione EN 397 può essere con sottogola o senza.

Per poter svolgere un lavoro in quota il sottogola deve essere presente. Inoltre, il cinturino sottogola si deve sganciare tra i 15 daN e i 25 daN (circa 15-25 kg). Questo al fine di evitare che l’operatore che rimanga appeso o incastrato con l’elmetto possa rimanere strangolato.

Un accessorio consigliato anche per il soccorritore, per far si che il casco rimanga ben saldo in testa.

Può anche essere accessoriato con visiere lunghe o corte, cuffie per la protezione dell’udito, torce da testa.

L’elmetto di protezione può avere anche alcuni requisiti facoltativi:

  • Temperatura molto bassa –20°C o –30°C, secondo i casi;
  • Resistenza all’urto e alla penetrazione ad una temperatura di 150 °C;
  • Isolamento elettrico 440V c.a.;
  • Deformazione laterale LD: viene sottoposto ad un carico laterale di 430N e la deformazione deve essere inferiore ai 15mm;
  • Spruzzo metallo fuso MM: resistenza al contatto con 150g di metallo fuso.

Gli elmetti di protezione chiusi possono essere certificati anche EN 50365, che è la norma per la protezione da arco elettrico.

L’elmetto di protezione a norma EN397 è un DPI che rientra nella 2° categoria, tranne il caso in cui sia testato anche per l’isolamento elettrico. In questo caso rientra nella III^ categoria, con obbligo di addestramento, ispezione, ecc.

Le norme tecniche (norme UNI EN) definiscono:

  • l’elmetto di protezione per l’industria (UNI EN 397) come un copricapo il cui scopo primario è quello di “proteggere la parte superiore della testa dell’utilizzatore contro lesioni che possono essere provocate da oggetti in caduta”;
  • l’elmetto copricapo antiurto per l’industria (UNI EN 812) è destinato a “proteggere la testa dell’utilizzatore dalle lesioni causate da un urto della testa contro oggetti duri e immobili”;
  • l’elmetto di protezione per Vigili del Fuoco (UNI EN443:2008, UNI EN16471:2015, UNI EN16473:2015) è un copricapo destinato a “garantire la protezione della testa dell’utilizzatore dai pericoli che potrebbero insorgere durante le operazioni condotte dai Vigili del Fuoco”;
  • l’elmetto per alpinisti (UNI EN 12492) è un copricapo destinato a “proteggere la testa dell’utilizzatore ad ogni possibile impatto per gli sport di montagna come l’alpinismo, l’arrampicata, la speleologia e lo sci.

Elmetto di protezione per l’industria UNI EN 397
L’elmetto di protezione per l’industria deve comprendere almeno una calotta e una bordatura. I materiali utilizzati devono essere di qualità durevole, ossia le loro caratteristiche non devono subire alterazioni apprezzabili per effetto dell’invecchiamento o modo di impiego ai quali l’elmetto è normalmente soggetto (esposizione al sole, alla pioggia, al freddo, alla polvere, a vibrazioni, contatto con la pelle, col sudore o con prodotti applicati sulla pelle o sui capelli).
Gli elementi dovrebbero essere i più leggeri, senza per questo compromettere la resistenza e l’efficacia. Ogni elmetto di protezione per l’industria, dichiarato conforme ai requisiti della normativa UNI EN 397 , deve portare una marcatura stampata o impressa durevole.

Elmetto copricapo antiurto per l’industria UNI EN 812
L’elmetto copricapo antiurto per l’industria può essere costituito da una calotta liscia che può essere rivestita da un involucro esterno. Il copricapo antiurto deve essere dotato di mezzi in grado di assorbire l’energia di un impatto. I materiali utilizzati dovrebbero essere di qualità durevole ossia le loro caratteristiche non devono subire alterazioni apprezzabili per effetto dell’invecchiamento o modo di impiego ai quali l’elmetto è normalmente soggetto (esposizione al sole, alla pioggia, al freddo, alla polvere, a vibrazioni, contatto con la pelle, col sudore o con prodotti applicati sulla pelle o sui capelli).
I copricapo antiurto dovrebbero essere i più leggeri possibili, senza per questo compromettere la resistenza e l’efficacia di progettazione. Ogni copricapo antiurto, dichiarato conforme ai requisiti della normativa UNI EN 812, deve portare una marcatura durevole stampata o impressa.

Elmetto per la lotta contro l’incendio in edifici e in altre strutture UNI EN443:2008
Per assicurare una protezione ancora maggiore dei Vigili del Fuoco, la norma EN443:2008 ha esteso i requisiti di sicurezza agli elmetti, tra i requisiti principali che devono essere soddisfatti figurano: assorbimento di urti e colpi, efficacia e resistenza del sistema di fissaggio, stabilità laterale, stabilità dell’isolamento elettrico, resistenza alla penetrazione, al calore e alla fiamma, schermo visore e protezione del viso.

Elmetto per la lotta contro l’incendio boschivo e/o di vegetazione UNI EN 16471:2015
Per la lotta agli incendi boschivi e/o di vegetazione sono necessari altri requisiti rispetto alla lotta contro gli incendi in edifici o altre strutture. I requisiti determinanti per gli elmetti in questo caso sono la protezione della testa contro il calore e le fiamme e l’assorbimento di colpi.

Elmetto per soccorsi tecnici UNI EN 16473:2015
La funzione principale degli elmetti per soccorsi tecnici è la protezione della testa contro i pericoli elettrici, meccanici e chimici. Deve essere inoltre garantita la protezione termica.

Elmetto per alpinista UNI EN 12492
Un casco deve proteggere la testa da possibili cadute e/o impatti contro colpi contundenti, oggetti o anche contro altre persone. In particolare il casco deve proteggere l’utilizzatore da eventuali cadute di sassi ma anche proteggere da possibili colpi e graffi contro le pareti rocciose e durante le scalate da gravi traumi.
Il casco da alpinismo deve minimizzare l’energia di impatto che caratterizza uno scontro tra corpi o oggetti in movimento. Per questa funzionalità i caschi sono realizzati con particolari caratteristiche che mirano a fare assorbire al casco l’energia di impatto, trasferendo alla testa meno energia possibile. La ricerca tecnologica ha portato allo sviluppo di particolari materiali che ottimizzano l’assorbimento di energia di impatto. Oggi i materiali più utilizzati nella costruzione di caschi da alpinismo è il polistirene espanso, ovvero polistirolo ad alta densità, indicato con la sigla EPS.
I caschi da alpinismo sono oggi realizzati in due modalità costruttive fondamentali:

  • 1.- caschi detti a iniezione detti anche “ibridi”: caschi con interno il polistirene e guscio esterno in materiale plastico duro (di solito ABS); la parte in polistirene è limitata alla zona superiore della calotta interna. Il è casco realizzato con la tecnica industriale dello stampaggio a iniezione. Questi caschi hanno il vantaggio di avere il guscio esterno in materiale duro che resiste bene a piccoli colpi senza deformarsi e ammaccarsi. Per colpi e impatti più importanti entra in scena la parte interna in EPS (polistirene) che assorbe l’energia del colpo.
  • 2.- caschi detti in “moulding” o semplicemente caschi in polistirolo: caschi con interno in polistirene e rivestimento esterno in materiale leggero come il policarbonato; l’intero casco è costruito in polistirolo, cioè la barriera protettiva, che direttamente assorbe l’energia, ricopre l’intera superficie del casco. Il mould (stampato) viene costruito tramite la fusione di una calotta in policarbonato e una in EPS. Questi caschi hanno il vantaggio di proteggere anche da forti impatti laterali e risultano molto leggeri.

Il primo consiglio e anche quello più importante è leggere sempre il manuale prima dell’acquisto.

Infatti, abbiamo elencato ed illustrato le normative principali che normano un qualsiasi elmetto di protezione che possiamo trovare sul mercato. In alcuni casi però, possono anche coesistere sullo stesso dispositivo più normative. Altre volte questo non è possibile come ad esempio, tra la EN 397 e la EN12492 per evidenti ragioni di incompatibilità sulla forza di sgancio del cinturino.

A volte accade perfino che i cataloghi dei produttori possono trarre in inganno l’acquirente perché elencano entrambe le norme sullo stesso prodotto.

Infatti, può accadere che sul manuale sia specificata una certificazione secondo la EN 12492, ma che l’elmetto di protezione risponde anche alla EN 397, ma solo per la resistenza del casco alla forza di impatto.

Alcuni produttori hanno effettivamente certificato un casco protettivo rispondente ad entrambe le norme. Ad esempio, dando la possibilità o di cambiare il cinturino o di agire su un selettore che “cambia” la resistenza del sottogola.

La scelta dell’elmetto di protezione deve essere ben ponderata, per evitare di avere un casco poco protettivo oppure troppo protettivo. In quest’ultimo caso potrebbe portare perfino ad un rischio maggiore rispetto a quello da cui ci vorremmo proteggere.

Mi è capitato infatti di vedere volontari di ambulanza indossare un casco protettivo per VVF. Scelta inutile che pregiudica la mobilità, la visibilità e la comodità. Se ad esempio, devi infilarti in un’auto accartocciata per stabilizzare il ferito, rischi di restare incastrato a tua volta.

Oppure, se non sei abituato a portarlo, dopo 10 minuti che ce l’hai indosso ti fa male il collo.

Viceversa, vedo operatori AIB andare a fare una bonifica con un banale caschetto da muratore.

Al primo cespuglio che devi spegnere o al primo giro di vento quando ti ritrovi l’incendio alle spalle, il casco ti si squaglia in testa.

Per il casco da lavoro sono disponibili diversi accessori come ad esempio, torce, cuffie, visiere lunghe e corte, sahariane, adesivi per scritte, ecc.

Le visiere per l’elmetto di protezione possono essere lunghe o corte, completamente trasparenti o fumè. Normalmente sono certificate EN 166 per la protezione degli occhi. Un altro tipo di visiere sono quelle a rete da utilizzare per la selvicoltura.

Sull’elmetto di protezione si possono applicare anche le classiche torce frontali, per capirsi quelle con elastico, che sono tenute ferme da appositi supporti presenti sul casco. Alcuni produttori hanno previsto torce che si collegano direttamente al casco.

Sul casco da lavoro si possono montare cuffie con diversi gradi di protezione acustica. Normalmente sono presenti lateralmente degli slot dove le cuffie sono inserite ad incastro. In genere questi attacchi sono utilizzabili con cuffie 3M Peltor o similari anche se alcuni produttori hanno a catalogo specifici modelli di cuffie.

Normalmente sui manuali c’è scritto che è vietato apporre adesivi o scrivere con pennarelli. A meno che non siano previste delle apposite zoneoppure che gli adesivi siano approvati dal produttore.

Questo perché il solvente degli adesivi o delle vernici potrebbe danneggiare il materiale del casco. Inoltre, gli adesivi mascherano eventuali rotture della calotta.

Il casco protettivo solitamente ha una scadenza che va dai 5 ai 10 anni e la trovi sul manuale del produttore. Alcuni produttori offrono anche 2 anni di stock a magazzino.

Nel suo corso di vita è possibile comunque procedere ad un’ispezione per verificare il suo stato di conservazione. Ad esempio, si possono controllare le bardature interne. Queste infatti devono essere preferibilmente in poliuretano perché la spugna assorbe molto sudore e devono essere facilmente sostituibili e lavabili.

Dopo ogni revisione DPI qualora si riscontrassero anomalie o non conformità, viene segnalata la situazione lasciando al cliente la possibilità di richiedere la riparazione dove possibile, la sostituzione o il reso del DPI non conforme. Alla fine di ogni visita verrà rilasciata una relazione d’intervento dove verranno riportati tutti i dati (matricola, posizione nell’azienda, costruttore, anno di produzione, data ultimo controllo ed eventuali anomalie.

Grazie ad un team di tecnici specializzati, la C.D.S. S.R.L. propone un servizio di ispezione periodica dei DPI, secondo quando previsto dalla normativa vigente. Il servizio di manutenzione è disponibile su tutti i principali marchi in commercio anche se non direttamente distribuiti dalla C.D.S. S.R.L.

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