MANUTENZIONE RETRATTILI
I sistemi retrattili sono DPI che connettono l’operatore al sistema anticaduta consentendogli maggiore spazio di movimento rispetto ai cordini. Questi dispositivi anticaduta sono dotati di funzione autobloccante ad attivazione rapida, particolarmente indicato nei casi in cui vi sia un ridotto spazio libero di caduta, e di sistema automatico di tensione e di ritorno del cordino, ovvero del cordino retrattile. Una funzione di dissipazione di energia può essere incorporata nel dispositivo stesso oppure un assorbitore di energia può essere incorporato nel cordino retrattile.
Gli anticaduta retrattili sono dispositivi di protezione individuali (DPI) che rispondono alla normativa tecnica EN 360,
Sono pensati esclusivamente per arrestare una caduta e non per impedirla.
Sono chiamati in numerosi modi ma il nome completo è sistemi di arresto caduta con dispositivi retrattili.
Sono composti da 3 elementi fondamentali:
In caso di caduta, l’accelerazione del cavo attiva la rotazione del meccanismo di blocco che si attiva per forza centrifuga e rimane bloccato sotto la tensione del cavo.
Appena si toglie la tensione al cavo, il meccanismo di blocco rientra e il cavo ricomincia a scorrere nelle due direzioni.
Gli anticaduta retrattili hanno la capacità di fornire all’operatore la giusta lunghezza del cavo necessaria mantenendolo sempre in tensione.
In questo modo, l’operatore viene seguito e non ha corde o cordini tra i piedi che possono causare inciampi.
Il lavoratore non deve preoccuparsi di regolarlo manualmente.
Inoltre dà una sensazione di maggiore sicurezza perché si blocca appena il cavo viene tensionato un po’ più “rapidamente”.
E in alcuni casi è vero.
In altri casi, se non si è perfettamente a conoscenza delle loro caratteristiche e limiti, gli anticaduta retrattili possono provocare l’effetto inverso ovvero mettere in maggiore pericolo il lavoratore.
Le caratteristiche che ci possono aiutare nelle scelta corretta sono in genere dettagliate nel manuale utente rilasciato dal fabbricante e da queste non ci si deve mai discostare.
Ogni uso non previsto dal manuale, non garantirà all’operatore la giusta sicurezza.
Il sistema di arresto caduta con dispositivo guidato UNI 353:
Il sistema presuppone precisi requisiti di resistenza del punto di ancoraggio; l’uso del dispositivo può avvenire solo da parte di personale preventivamente informato, formato ed addestrato sulle sue modalità di utilizzo, secondo le prescrizioni indicate dal produttore; l’uso di questo dispositivo richiede movimenti lenti, che assecondino lo scorrimento del dispositivo lungo la propria linea guida; le parti in fibra tessile costituenti la fune flessibile e le cinghie dell’imbracatura, se mal conservate o utilizzate in presenza di parti taglienti o ruvide, sono soggette a facile deterioramento.
Il dispositivo anticaduta di tipo retrattile, è “sempre collegato al sistema di trattenuta che nel suo complesso ha il compito di sostenere il corpo dell’operatore e di tenerlo durante la caduta e dopo l’arresto della caduta stessa”. Viene modificata “automaticamente la lunghezza del cordino di collegamento” e bloccato “ogni movimento che superi 1,5 m/sec.” e generalmente è presente “un sistema di dissipazione dell’energia costituito da una frizione interna che agisce sul cavo in modo da consentire una forza frenante inferiore a 6 Kn”.
In particolare si ricorda che “la distanza di arresto non deve essere maggiore di 2 m”.
Devono poi essere riportate le “condizioni specifiche di utilizzo del dispositivo anticaduta di tipo retrattile, per esempio verticale, orizzontale o inclinato”.
Alcuni vantaggi e svantaggi di questi dispositivi:
E si ricorda che “necessitano di una valutazione attenta sulle caratteristiche del piano di camminamento e dell’ubicazione dell’ancoraggio, al fine di evitare l’effetto pendolo”.
Dunque siamo davanti ad un “sistema di arresto altamente versatile, in grado di consentire la movimentazione libera e veloce dell’operatore su ampie estensioni di copertura. Le caratteristiche del sistema agevolano ampiamente il lavoro, accompagnando di volta in volta l’operatore con la lunghezza del cordino più appropriata e in condizione di costante tensione.
L’avvolgimento automatico del cordino consente inoltre di muoversi a mani libere e di evitare i rischi di inciampo”.
Il sistema di bloccaggio automatico per quanto efficiente entra in funzione solo se sollecitato a strappo e in particolari condizioni di pendenza. Su inclinazioni ridotte, ad esempio, il rotolamento accidentale di un operatore potrebbe essere arrestato solo dopo il verificarsi di una caduta libera oltre il bordo di copertura;
Ulteriori problemi di funzionamento del dispositivo retrattile potrebbero essere causati dall’eccessiva ampiezza dell’angolo compreso tra il cordino retrattile e la perpendicolare sul punto ancoraggio;
La grande libertà di movimento concessa e la notevole estensione del cordino, possono causare un abbassamento del grado di attenzione dell’operatore nei confronti dei rischi legati alla possibile insorgenza dell’ effetto pendolo.
Le condizioni operative si intendono generalmente le caratteristiche fisiche sia dell’operatore che della condizione del lavoro.
Tra queste, si deve tener conto:
Del peso minimo del carico.
Sotto un certo peso, infatti, il retrattile potrebbe non attivarsi nei tempi e nelle distanze necessarie ma soprattutto potrebbe non entrare in funzione il dissipatore interno.
Normalmente, i prodotti più sensibili, indicano un carico minimo dai 25 ai 35 kg.
Condizione difficile da non rispettare a meno che non si abbia a che fare con bambini… ma qui non siamo più in ambito lavorativo.
Del peso massimo del carico.
Come la maggior parte dei DPI anticaduta, anche i retrattili che rispondono alla normativa tecnica EN 360, sono testati per carichi massimi di 100 kg.
Della distanza tra l’area di lavoro e il punto di ancoraggio degli anticaduta retrattili.
Esistono sul mercato anticaduta retrattili da 2 m fino a oltre 40 metri.
E’ banale dire che un retrattile troppo corto non può funzionare ma, allo stesso modo, un retrattile troppo grande può essere pesante e scomodo.
Le taglie più comuni sono da 10, 15 o 20 m ma ultimamente si utilizzano sempre di più mini retrattili (mini-bloc) da 1,8 / 2 m o da 6 m.
Soprattutto per l’uso su PLE o sopra macchinari.
Attenzione alla lunghezza del cavo!
Il meccanismo di blocco e dissipazione, per entrare in funzione, necessita di un’accelerazione.
Bisogna quindi controllare bene il manuale sul quale ci dovrebbe essere riportata la lunghezza minima di quanto cavo deve rimanere all’interno del dispositivo, sufficiente ad attivare il blocco.
La maggior parte dei produttori richiedono che all’interno del dispositivo rimangano almeno 2 metri di cavo avvolto.
Quindi, se lavoro a 8 m dall’ancoraggio, il cavo deve essere almeno 10 mm.
Il fattore di caduta è un numero che deriva dal rapporto tra la lunghezza del cordino e la distanza di caduta.
Il tirante d’aria libero è lo spazio necessario ad un sistema anticaduta per arrestare un operatore con un margine di sicurezza di almeno un metro.
Se l’ancoraggio è in posizione superiore rispetto al mio punto di connessione sull’imbraco, il fattore di caduta è zero.
Se l’ancoraggio è alla stessa altezza del punto di connessione, la caduta è pari alla lunghezza del cordino, quindi fattore 1.
Se l’ancoraggio è all’altezza dei piedi, cadrò due volte l’altezza del cordino, quindi fattore 2.
La maggior parte degli anticaduta retrattili sono certificati per il lavoro a fattore zero.
Se il mio sistema è a fattore 1 o 2, devo controllare sul manuale se il dispositivo è stato testato per questo tipo di caduta.
Maggiore è il fattore di caduta, maggiore è la distanza percorsa dall’operatore.
Maggiori quindi sono le forze che scarica sul sistema e che determinano maggiori allungamenti del dissipatore.
E questo ha un’influenza diretta sulla distanza di arresto ed il rispetto del tirante d’aria libero.
Gli anticaduta retrattili a norma EN 360 devono garantire l’arresto entro 2 metri senza trasmettere all’operatore più di 6 kN.
Alcuni prodotti particolarmente evoluti garantiscono l’arresto in 45 cm in particolari condizioni di ancoraggio.
Per caduta verticale, orizzontale o obliqua si intende la direzione verso cui si svolgono i cavi degli anticaduta retrattili durante la caduta. in genere viene considerata verticale la caduta in cui il cavo non devia per più di 30° rispetto l’asse verticale.
Oltre i 30°, si parla di obliquo o orizzontale, come ad esempio quando si lavora con un retrattile su una falda di copertura con l’ancoraggio alla linea vita di colmo, se il dispositivo non è stato testato per uso orizzontale o obliquo.
In caso di caduta o scivolamento lungo la falda, il corpo non accelera sufficientemente come se cadesse in verticale e il dispositivo potrebbe non attivarsi.
Se l’operatore cade oltre il bordo della falda (quindi con un’accelerazione verticale), il cavo o fettuccia si trova a strusciare contro lo spigolo del bordo subendone attriti e frizioni e quindi con possibilità di rallentamento dei tempi di innesco dei retrattili anticaduta.
Verificare sempre il manuale d’uso poiché spesso un dispositivo è certificato solo per la caduta verticale ma diventa certificato per un uso orizzontale con l’implemento di qualche accessorio o qualche accorgimento.
Possiamo dividere gli anticaduta retrattili in base alla tipologia di cavo utilizzato e in base alla composizione della scocca esterna.
I cavi più utilizzati sono di tipo metallico possono essere:
I primi vanno sempre bene ma, in caso di atmosfere o sostanze corrosive o ossidanti, un cavo in acciaio inox fornisce più garanzie di durata e quindi di sicurezza.
Una terza variante, soprattutto nei dispositivi di piccole dimensioni, è l’utilizzo della fettuccia in fibre sintetiche.
Queste consentono di ridurre sia le dimensioni delle scocche sia il peso.
Il punto di ancoraggio deve essere sicuro, verificato e certificato.
Gli ancoraggi scelti devono essere però compatibili con gli anticaduta retrattili.
La EN 795 come la UNI 11578, le normative che regolano la costruzione degli ancoraggi, richiedono che il fabbricante dichiari con quale DPI sono stati testati.
Se il costruttore non ha fatto test con dispositivi retrattili, sarebbe meglio non abbinarli.
Succede spesso con le linee vita a cavo flessibile in quanto, essendo munite di un sistema di assorbimento, questo potrebbe non dare al dispositivo retrattile la giusta resistenza necessaria a far si che si attivi e si blocchi.
L’allungamento della linea vita a cavo è molto progressiva (magari perchè composta da elementi deformabili) non solo si possono allungare tantissimo gli spazi di arresto ma questi potrebbe anche non avvenire del tutto.
Quando il cavo di un retrattile accelera (caduta), avviene l’arresto mediante il blocco del meccanismo di recupero.
Togliendo tensione al cavo, il meccanismo si sblocca e il cavo torna a srotolarsi. Se la linea vita a cavo flessibile reagisce con un effetto molla, l’operatore caduto può rimbalzare e, tornando verso l’alto anche per pochi centimetri, potrebbe disattivare il blocco facendo svolgere nuovamente il cavo, finendo a terra.
Altro caso da evitare è quello di usare gli anticaduta retrattili con le linee vita tetto.
Questo perché la lunghezza di svolgimento non può essere predeterminata e non è possibile quindi lavorare in trattenuta (caduta impedita).
Se anche si ha l’accortezza, avvicinandosi al bordo di caduta, di dare un colpetto al cavo per bloccarlo, se si indietreggia anche di pochi centimetri, si può sbloccare nuovamente.
A questo punto, niente può impedire la caduta.
Prima di usare i retrattili anticaduta bisogna effettuare tutti i controlli pre uso indicati sul manuale d’uso:
Dopo l’uso verifica la pulizia del retrattile, l’accumulo di sporcizia e polvere, durante il lavoro, può penetrare nel meccanismo compromettendone la funzionalità e la sicurezza.
Se il cavo risulta molto sporco o morchioso, puliscilo alla fine del tuo lavoro.
Se bagnato, asciugalo e riponilo in un luogo non troppo umido: l’umidità può provocare corrosioni.
Riponi i dispositivi in apposite sacche.
Dopo ogni revisione DPI qualora si riscontrassero anomalie o non conformità, viene segnalata la situazione lasciando al cliente la possibilità di richiedere la riparazione dove possibile, la sostituzione o il reso del DPI non conforme. Alla fine di ogni visita verrà rilasciata una relazione d’intervento dove verranno riportati tutti i dati (matricola, posizione nell’azienda, costruttore, anno di produzione, data ultimo controllo ed eventuali anomalie.
Grazie ad un team di tecnici specializzati, la C.D.S. S.R.L. propone un servizio di ispezione periodica dei DPI, secondo quando previsto dalla normativa vigente. Il servizio di manutenzione è disponibile su tutti i principali marchi in commercio anche se non direttamente distribuiti dalla C.D.S. S.R.L.